"Nessun confronto coi 5 Stelle| Ma la battaglia si fa dentro il Pd" - Live Sicilia

“Nessun confronto coi 5 Stelle| Ma la battaglia si fa dentro il Pd”

Intervista a Fausto Raciti. "Solo certi dem siciliani non si sono accorti che Di Maio del Pd non vuol saperne".

L'intervista
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3 min di lettura

PALERMO – Di confronti tra Pd e 5 Stelle Fausto Raciti non vuol sentire nemmeno parlare. L’ex segretario regionale, deputato dem, non ha condiviso la decisione della commissione di garanzia del partito che ha annullato il congresso, sconfessando l’operato della commissione per il congresso che lui presiedeva. Raciti annuncia ricorso alla magistratura ordinaria ma tiene soprattutto a bocciare ogni ipotesi di avvicinamento ai 5 Stelle, lo scenario evocato a livello nazionale d Dario Franceschini e a livello regionale da esponenti del partito come Giuseppe Lupo e Teresa Piccione ma non bocciato nemmeno da Antonello Cracolici.

Onorevole Raciti, lei ha parlato di forzature da parte della Commissione di garanzia e ha annunciato che ricorrerà alla magistratura ordinaria. Perché?

“Perché sul piano regolamentare ritengo che la decisione che della Commissione di garanzia non tenga. Ma mi preoccupa anche una forzatura che di natura politica, quella di coloro che intendono ipotizzare un dialogo coi 5 Stelle”.

Ma ad esempio qui in Sicilia, una collaborazione tra forze di opposizione quali siete voi e i 5 Stelle all’Ars, non sarebbe normale?

“Lo scopo del Partito democratico dovrebbe essere candidarsi a essere un’opposizione migliore dei 5 stelle perché può essere un partito migliore di loro al governo. A me pare che qui non si parli di strategia d’aula ma di strategia politica. E se c’è una cosa su cui sono d’accordo con Zingaretti è che non ci sono spazi di confronto con il Movimento 5 Stelle”.

Certe posizioni distinte e abbastanza distanti dalla Lega del premier Conte o del presidente della Camera Fico non la convincono?

“Vengo da una seduta in cui il ministro Fraccaro dei 5 stelle ha appena posto la fiducia a nome del governo su un provvedimento che consente a Salvini di disporre la confisca e una multa da 150 mila a un milione di euro per le imbarcazioni delle ong. Credo che non debba aggiungere altro: i beni delle ong trattati come i beni di Cosa nostra”.

Insomma, perdoni il gioco di parole, ma per lei le uscite di Fico sono solo una foglia di fico…

“Io vedo che i 5 Stelle sono abbracciatissimi ala Lega perché hanno il terrore del voto. Hanno posto all’agenda del Parlamento delle riforme costituzionali che servono a diminuirne il ruolo. Corrono a destra della Lega sull’immigrazione. Avrei potuto capire un dibattito di questo genere a inizio legislatura ma quello che si è dispiegato in questi mesi ha mostrato che aveva ragione chi riteneva che non avesse nessuna ragione di esistere un rapporto tra noi e loro”.

Sì, ma posto che c’è un sistema proporzionale, con qualcuno questo Pd dovrà pure allearsi, no? Con chi?

“Anche nella prima repubblica c’erano partiti oltre il 30 per cento. Noi dobbiamo puntare ad aumentare il nostro consenso. Siamo la prima forza di opposizione in Italia, dobbiamo sfidare le altre forze e fare valutazioni che seguono le elezioni, non le precedono. Non siamo obbligati a rinunciare alla vocazione maggioritaria, altra cosa su cui mi pare che con Zingaretti siamo d’accordo”.

Faraone ha detto che se si va avanti su questa linea del confronto con i 5 Stelle sarà indispensabile creare una nuova forza politica. Che ne pensa?

“Io penso che sono del Pd e che intendo fare la mia battaglia politica nel Pd. E penso per di più che alla fine solo i parlamentari siciliani che sono usciti oggi facendo dichiarazioni su improbabili alleanze non si sono resi conto del fatto che Di Maio con noi non intende avere nessun rapporto, rilanciando invece la campagna fake per la quale noi siamo il partito di Bibbiano”.

Tornando a quei giorni caldi del congresso, rifarebbe tutto o cambierebbe qualche decisione?

“No, assolutamente rifarei tutto: se non è chiaro la natura dello scontro che c’è nel Pd è politica e generazionale. Quelli che recitano la parte dei dispiaciuti per il commissariamento sono gli stessi che lo hanno voluto con l’illusione di ritornare al tavolino, con tre, quattro o cinque gambe”.


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