Guanti, tracce di sangue e armi | Villagrazia, indizi di un agguato - Live Sicilia

Guanti, tracce di sangue e armi | Villagrazia, indizi di un agguato

I controlli verranno effettuati dalla polizia scientifica. Il legale dei coniugi Gregoli, accusati di essere i killer: "Professano la loro innocenza". Nella foto il frame del video che immortala l'auto dei Gregoli e quella delle vittime

palermo - accertamenti al via
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PALERMO – Le armi trovate in casa, ma anche un paio di guanti e delle tracce di sangue a bordo del loro Suv. Sono gli elementi chiave degli gli accertamenti tecnici che iniziano oggi dopo l’omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, uccisi giovedì scorso in via Falsomiele a Palermo. I controlli saranno eseguiti nel Gabinetto della Scientifica nel commissariato San Lorenzo. L’avvocato Aldo Caruso, che difende i coniugi Carlo Gregoli e Adele Velardo, indagati per l’omicidio, ha nominato come consulenti tecnici Francesco Matranga, ex funzionario della polizia scientifica e Anna Rita Costantino, criminologa. C’è l’arma del delitto fra quelle della loro collezione? Guanti e sangue (i primi conservati in un porta oggetti, mentre le tracce ematiche sono sul tappetino) c’entrano con l’omicidio o sono compatibili con una delle tante battute di caccia fatte dai coniugi?

Saranno loro a seguire queste fasi di indagini. “I miei assistiti si professano innocenti e alla luce di quanto emergerà chiederemo che saranno sentiti dalla Procura – dice il legale- Per quanto riguarda la vicenda dei furti d’acqua siamo certi che non c’era nessun allaccio abusivo”. Tra le piste seguite c’è quella della lite nata dopo la scoperta di Bontà che Gregoli si era allacciato abusivamente alla sua utenza idrica. I controlli effettuati dai tecnici dell’Amap hanno però smentito l’allaccio illegale, circostanza che non esclude la pista. I coniugi potrebbero avere reagito con la più estrema delle violenze alle false accuse che gli venivano rivolte.

E intano restano in silenzio. Nessuna crepa nonostante il carcere. Sentiti dai pm e dagli investigatori della Squadra mobile si sono subito professati innocenti, giustificando ogni loro movimento di quella mattina. Compreso le fasi riprese da una telecamera: il rientro in macchina (la moglie stava male) e la manovra in retromarcia (il marito aveva sbagliato strada, nonostante fosse una strada percorsa ogni giorno).


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