Caramma, la revoca e l'equivoco| "Che fa, ti stanno arrestando" - Live Sicilia

Caramma, la revoca e l’equivoco| “Che fa, ti stanno arrestando”

Le microspie svelano i retroscena della rinuncia all'incarico del marito di Silvana Saguto nella cava Buttitta, gestita da Gaetano Cappellano Seminara.

BENI CONFISCATI
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PALERMO – Lorenzo Caramma si sentiva “umiliato”. Gaetano Cappellano Seminara, invece, era “addolorato”. Era stato caratterizzato dalle polemiche il passo indietro di Caramma, ingegnere e marito di Silvana Saguto, costretto a rinunciare all’incarico di coadiutore tecnico in una cava gestita dal principe degli amministratori giudiziari.

Stando alle intercettazioni delle conversazioni della stessa Saguto si erano mossi il presidente della Corte d’appello, Gioacchino Natoli, e del Tribunale, Salvatore Di Vitale, per arrivare alla revoca dell’incarico di Caramma nella cava Buttitta di Trabia. “Diremo, per non dire che si dimette, – spiegava la Saguto – che cessa l’incarico, nel senso che non serve più la sua figura professionale”. Il fatto che Caramma non sarebbe più andato al lavoro ero stato comunicato in azienda con una e mail circolare. Pure questa finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta coordinata dall’aggiunto Lia Sava.

“Lorenzo ha avuto telefonate di tutti i tipi”, diceva nel luglio scorso l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. “Cappellano – annotano i finanzieri – ribatteva che non era nei suoi pensieri e che per questo ha buttato fuori la persona che ha scritto l’e mail”. L’amministratore era addirittura pronto a fare un passo indietro, a lasciare le misure di prevenzione. Si era stancato “perché questa cosa è iniziata male ed è finita peggio”.

Poco dopo l’avvocato chiamava Lorenzo Caramma: “… siccome ho sentito tua moglie e mi ha detto, ah, ma so che hai dato comunicazione, quindi io mi sono, dissi ma comunicazione in che senso, hai mandato la mail, io non le ho detto niente ma ti sto chiamando perché ho chiesto a questo cretino di chiedere scusa”. Caramma non l’aveva presa bene, perché “ho dovuto spegnere il telefono, perché mi sono arrivate cinquanta telefonate, ma che fa ti hanno denunciato, ti stanno arrestando, che cosa hai combinato”. Si era dovuto sorbire pure “le risatine dietro le telefonate”.

 


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