Esercizio abusivo della professione| Condannato un avvocato di Palermo - Live Sicilia

Esercizio abusivo della professione| Condannato un avvocato di Palermo

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Alcuni mesi fa ha preferito patteggiare una condanna a dieci mesi, ma ora si prepara a chiedere la revisione del processo sulla base delle recenti decisioni della Cassazione.

PALERMO – Alcuni mesi fa ha preferito patteggiare una condanna a dieci mesi, ma ora si prepara a chiedere la revisione del processo sulla base delle recenti decisioni della Cassazione. Si tratta dell’avvocato Adriano Lapone, sotto processo per esercizio abusivo della professione e sostituzione di persona.

Secondo l’accusa, si sarebbe spacciato per avvocato prima ancora di iscriversi all’ordine forense, procacciando clienti, incassando parcelle e sottoscrivendo mandati difensivi sotto falso nome. L’ipotesi sostenuta dal pubblico ministero Calogero Ferrara è che si sia “illegittimamente sostituito” al legale dove stava svolgendo la pratica. Una pratica preceduta da un riconoscimento ai meriti di Lapone che fu il più bravo fra gli avvocati alla sessione di esami del 2009, aggiudicandosi il riconoscimento di toga d’oro.

Dopo avere chiuso la faccenda con il patteggiamento, adesso il legale si dice pronto “a riaprirla” anche e soprattutto “per tutelare la mia immagine”. Non lo dice apertamente, ma la scelta di patteggiare l’aveva interpretata come il male minore. Ora i supremi giudici gli offrono uno spazio di manovra che intende sfruttare. Anche perché, nonostante la pena concordata, si è sempre difeso.

A Livesicilia, quando ricevette l’avviso di conclusione delle indagini, dichiarò: “L’attività oggetto dell’inchiesta – spiega – risale al 2008 quando facevo delle consulenze in un patronato nel quartiere Borgo Nuovo. Non svolgevo alcuna attività processuale e ho sempre dichiaro ai clienti il mio stato di dottore in Giurisprudenza”.

Non ci stava e non ci sta a passare per un abusivo: “In quell’ambiente sociale era facile essere etichettato come l’avvocato, ma ho sempre specificato di non esserlo”. E la conferma della sua correttezza arriverebbe, a suo dire, nel fatto che “nessuna delle parti offese – otto clienti che a lui si erano rivolti per questioni pensionistiche – ha mai sporto querela contro di me. Non hanno subito alcun danno. Né loro né la collega di studio”.


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