Cambiare il 23 maggio - Live Sicilia

Cambiare il 23 maggio

Celebriamo pure Giovanni Falcone nel modo in cui ormai lo celebriamo, ma senza strepiti né clamori, senza comparsate a uso e consumo di telecamera, senza slogan antimafiosi,

Che senso ha, oggi, celebrare l’anniversario della strage di Capaci? Che senso ha, soprattutto, celebrarlo nel modo in cui viene celebrato? Cosa c’entra Giovanni Falcone con tutto ciò? Cosa c’entra Giovanni Falcone con un tipo belloccio sul palco che, dopo aver orchestrato la manifestazione in virtù dell’appartenenza a una delle trecento associazioni antimafia sorte negli anni come funghi in autunno, si presta, gaudente, all’autocelebrazione del proprio ego accogliendo, con sorriso compiaciuto, le ripetute richieste di ragazzine appena adolescenti di fare un selfie? Cosa c’entra Giovanni Falcone con una gita scolastica?

Trovo una sola risposta plausibile. Giovanni Falcone c’entra perché i giovani sono la vita e sono la speranza. Giovanni Falcone c’entra perché una città chiusa al traffico e piena di bambini e palloncini colorati è una città che, anche solo per un giorno, riconcilia con la bellezza. E allora avanzo una modesta proposta: celebriamo pure Giovanni Falcone nel modo in cui ormai lo celebriamo, ma senza strepiti né clamori, senza comparsate a uso e consumo di telecamera, senza slogan antimafiosi, senza gare a chi ce l’ha più lungo (il curriculum antimafia, si intende).

Apriamo pure la città, ogni anno, alla metà di maggio, a migliaia di ragazzini festanti e gioiosi, che hanno dipinta in volto la gioia di chi non pensa ancora al futuro; di chi vive la vita attimo per attimo; di chi è, puramente e semplicemente, in gita scolastica. Chiudiamo pure la città, ogni anno e per un giorno, al traffico che la sconquassa, al caos del via vai quotidiano, alla frenesia delle cose d’ogni giorno.

Istituiamo il 23 maggio come festa della città. Una Santa Rosalia laica, in onore di uomini e donne che, se non hanno sconfitto la peste della mafia (il dibattito è tanto acceso quanto carico di significati che con la lotta alla mafia hanno ben poco a che fare), l’hanno certamente combattuta da uomini liberi. Istituiamo il 23 maggio come festa per tutti e non solo per i ragazzini di tutto il mondo che arrivano in città con la nave della legalità.

Per un giorno restituiamo una città diversa innanzi tutto ai suoi cittadini, ormai troppo abituati a sporcizia, caos, rumore e inciviltà. Per un giorno liberiamoci tutti dalla schiavitù dell’abitudine e dell’ineluttabile. Per un giorno proviamo a vincere la peggiore delle condanne: l’incapacità di immaginare. Tra luce e colori, bambini e ragazzi festanti, sarà forse più facile capire che Giovanni Falcone, e gli altri come lui, erano dei grandi visionari che sapevano immaginare una città diversa. Celebriamoli così: immaginiamo, quel giorno, una città diversa. E poi, dal giorno dopo, proviamo a farla, quella città.

 

 

 


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