"Mi dimetterò comunque" - Live Sicilia

“Mi dimetterò comunque”

Il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, annuncia la sue dimissioni a prescindere dalla decisione del giudice per l'udienza preliminare di Catania. Sia che si tratti di archiviazione, di rinvio a giudizio e anche se sarà la sua stessa difesa a chiedere il rito abbreviato. E parla di elezioni anticipate
La svolta di Lombardo
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Adesso, il nodo riguarda soltanto i “tempi”. Perché il presidente della Regione Raffaele Lombardo oggi ha alzato di qualche centimetro l’asticella. Se fino a ieri, infatti, le dimissioni del governatore erano legate a una rinvio a giudizio, oggi, Lombardo annuncia: “Mi dimetterò un attimo prima della decisione del giudice. Ben sapendo che potrebbe, anzi sono certo che sarà, un’archiviazione”.

Il presidente manifesta una certa tranquillità. Sorride, ogni tanto. Scherza sul suo futuro: “Forse mi iscriverò alle lezioni telematiche della ‘Sapienza’”. Ma si acciglia, quando si fa il nome del pentito Di Gati “che ha raccontato cose che non stanno né in cielo né in terra”, quando si accenna alla Safab “che solo con me, non ha lavorato, visto che faceva parete dell’intreccio di malaffare che voleva i termovalorizzatori”. Accanto a lui, due assessori. Mario Centorrino e Massimo Russo. Due protagonisti di quella che il governatore definisce una “rivoluzione”, portata avanti dalla giunta di governo.

Una giunta che, però, potrebbe sciogliersi insieme alle dimissioni del presidente, e, al di là di questo, Lombardo non esclude comunque il ricorso alle elezioni anticipate: “Credo – dice – che sia un’idea plausibile. Ma ogni decisione la prenderò insieme ai miei alleati, con i quali vado d’amore e d’accordo”. In verità, alcuni alleati hanno manifestato chiari segni di insofferenza dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio. “Ma quello – puntualizza Lombardo – è solo un atto dovuto. Io non sono stato rinviato a giudizio, ma c’è solo una richiesta. Adesso il giudice sentirà difesa e accusa, e poi deciderà per l’archiviazione o il rinvio”.

Ma a quel punto, Raffaele Lombardo non sarà già più il presidente della Regione siciliana: “Io accetterò il responso del giudice da libero cittadino. Mi dimetterò un attimo prima della decisione. Pur sapendo che potrebbe trattarsi di un’archiviazione. Anche se mi deciderò a chiedere il rito abbreviato – ha aggiunto Lombardo – mi dimetterò un minuto prima della sentenza. I tempi? Credo che non ci sia alcuno che possa prevederli, ma posso assicurare che non mi avvarrò del legittimo impedimento”.

Ecco, appunto, il nodo è tutto lì: il tempo. Ma Lombardo vuole tornare sulle accuse che sorreggono l’imputazione coatta: “Si è trattato – ha detto – di un provvedimento assurdo, fondato sulle dichiarazioni del pentito Di Gati che parla del sostegno dato a un candidato che non era nemmeno dell’Mpa, visto che in quegli anni, l’Mpa nemmeno esisteva. Di Gati – prosegue Lombardo – ha dichiarato che un tale Di Bella, suo socio, gli avrebbe chiesto il sostegno di un candidato che non era nelle nostre liste. Anche su Barbagallo, vorrei ricordare che in venti-trent’anni di indagini, il suo nome non era mai saltato fuori. Perché avrei dovuto sapere io che era un mafioso?”.

E ancora, ecco la Safab: “Una società – spiega Lombardo – che ha lavorato a grandi opere pubbliche. L’unica opera che non avrebbe realizzato è quella che avrebbe chiesto a me. Ma la Safab – aggiunge – gravitava in un gruppo che voleva i termovalorizzatori. Un mondo che abbiamo smantellato, perché costituito da un intreccio di mafia, malaffare e politica. E di certo, se c’era un patrocinio politico sulla Safab, non era il nostro”.

Comunque sia, la palla passa ai giudici. Sia che si scelga di chiedere il giudizio abbreviato, sia che il presidente decida di attendere l’esito dell’udienza preliminare. Al di là, però, dei tempi, oggi, di fatto, inizia il “dopo-Lombardo”. A cui si giungerà “concretamente”, in alcune settimane o, più probabilmente, tra qualche mese. Così, ecco che si riaffaccia l’ipotesi di elezioni anticipate (“Idea plausibile, ma deciderò con gli alleati”). E a proposito di alleati, Lombardo dice: “Credo che la coalizione che attualmente sta governando la Regione debba andare avanti comunque, anche se io non sarò il presidente. Io darò comunque una mano, perché le forze che hanno lavorato così bene in questi anni, possano portare avanti la rivoluzione che abbiamo in mente, nelle prossime due-tre legislature. Io cosa farò? Vedremo, si tratterà di una scelta di vita. Ho voglia – ha concluso – di fare qualcosa di diverso”.

Ma la coalizione, intanto, secondo Lombardo, potrebbe anche “allargarsi”: “Certamente – dice il governatore – ci sono oggi forze che si muovono in schieramenti diversi, ma con le quali credo si possa iniziare o riprendere un dialogo. Micciché? Non credo sia incompatibile col nostro progetto di rinnovamento della Sicilia”. Un rinnovamento per nulla scalfito da qualche assenza di troppo, oggi, e da qualche notizia giudiziaria riguardante alcuni assessori: “Caterina Chinnici è in Egitto, ma ci siamo sentiti recentemente, così come con Giosuè Marino. Proprio ieri – spiega Lombardo – ho parlato con lui di nuovi progetti per affrontare l’emergenza rifiuti. Armao indagato? A me risulta che Armao non ha assunto incarichi professionali da quando è assessore. Non è una tegola sul governo, semmai sulla Pea”. Ma i dubbi sull’assessore all’Economia, a dire il vero, sembravano riguardare anche la gestione del bilancio e della Finanziaria: “Il problema è che all’Ars – dice Lombardo – si è usato il bilancio come fosse un juke box, chi voleva mettere dentro soldi per questo, o per quello. Credo che, se necessario, potremo operare dei tagli orizzontali, e recuperare così qualcosa come trecentomila euro. Vedremo dalla prossima settimana”.

Insomma, il governo è solido. E le vicende giudiziarie del governatore, a detta dell’assessore alla Sanità Massimo Russo, uno dei due esponenti della giunta presenti alla conferenza di Lombardo, non interferiranno nemmeno sulle elezioni comunali di Palermo, dove l’ex magistrato ha lavorato a una “sua” lista, proprio insieme all’assessore Armao: “Non è una ‘mia’ lista – puntualizza però Russo – visto che noi non crediamo nei partiti padronali. E vorrei ricordare che ai cinquanta componenti della lista abbiamo chiesto il casellario giudiziario. Sono tutti incensurati, in molti casi giovani, e tutti entusiasti. Le notizie su Lombardo e Armao? Certo, se queste cose non c’erano, era meglio…”.


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