Per la Sicilia una buona notizia - Live Sicilia

Per la Sicilia una buona notizia

La scelta di Raffaele Lombardo dimettersi prima della decisione del Gup non era affatto scontata. E se si andrà al processo, risparmierà alla Sicilia il copione già visto con Totò Cuffaro, che si ricandidò da imputato. Ora si apre una nuova campagna elettorale. Ecco quali sono gli scenari possibili.
Editoriale
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La campanella dell’ultimo giro è suonata per il governo (o meglio, i governi) di Raffaele Lombardo. Lo ha annunciato lui stesso questa mattina, comunicando ai giornalisti l’intenzione di dimettersi. Manca ancora la data (“un attimo prima che il gup si riunirà in camera di consiglo”), ma la parola “Fine” già si legge sullo schermo. Ciascuno si farà la propria idea sulla scelta del governatore. Chi non lo ama, magari, la liquiderà come una furberia, o una mossa obbligata, a seguito dei diktat dell’alleato Pd, non più disposto a seguire Lombardo sul terreno impervio di un processo per mafia che da qui a breve potrebbe inghiottirlo. O peggio, a un tatticismo per tirare ancora a campare qualche mese scommettendo sui tempi lunghi della giustizia. I suoi fans, invece, magari tireranno fuori il disco del complotto, elevandolo a martire della giustizia politicizzata. Noi di LiveSicilia, che a Raffaele Lombardo e ai suoi governi non abbiamo mai fatto sconti, dal canto nostro registriamo l’annuncio del governatore dandogli atto di aver assunto una decisione non affatto scontata. Non fece altrettanto,  è giusto ricordarlo, il predecessore di Lombardo, che da imputato per favoreggiamento aggravato si ricandidò a Palazzo d’Orleans, sostenuto con una scelta discutibile, o forse è più giusto dire irresponsabile, dal centrodestra di allora, trascinando le sorti della Sicilia in un’aula di tribunale. Cuffaro non si dimise e nemmeno la condanna lo spinse a compiere quella scelta. Solo una famosa guantiera di cannoli ne determinò l’uscita di scena. Lombardo annuncia di voler seguire un altro copione, che da siciliani ci pare più appropriato.

Se rinviato a giudizio, il governatore si difenderà, per dimostrare le sue ragioni, senza trascinare le istituzioni in un’aula di giustizia. Nel frattempo, il suo passo indietro permetterà al suo movimento politico di non essere travolto da un eventuale processo, e garantirà (salvo complicazioni in casa Pd)  la sopravvivenza della coalizione che oggi governa la Regione e che domani, a novembre probabilmente, potrà ripresentarsi al voto, con un nuovo candidato, si chiami Beppe Lumia, Massimo Russo o Sergio D’Antoni. Se a Catania si farà presto e la decisione sul rinvio a giudizio arriverà prima dell’estate, Lombardo passerà la mano a  un vice, che forse sarà nominato ad hoc (il traghettatore per eccellenza dovrebbe essere Lino Leanza) per condurre la barca nel porto delle elezioni anticipate in autunno. Quando la Sicilia sarà chiamata a scegliere di nuovo un’Ars a novanta deputati (sterilizzando la riforma che taglia le poltrone di Palazzo dei Normanni e rinviandone gli effetti alla prossima volta). Con la sinistra probabilmente destinata a separarsi dal Pd, con un proprio candidato che spinga le liste di Sel e Idv al di là dello sbarramento del cinque per cento. E con un centrodestra che potrebbe riproporre lo schema da ancien regime di scena alle amministrative di Palermo, con Pdl, Grande Sud e Udc. Un esercito con tanti generali aspiranti presidente della Regione (Cascio, Castiglione, D’Alia, Miccichè) ma le cui truppe hanno una consistenza tutta da pesare. Magari il 6 e 7 di maggio.


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