Il matrimonio s'ha da fare - Live Sicilia

Il matrimonio s’ha da fare

Viaggio nel Pd tra Lupo e Lombardo
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3 min di lettura

Come sono vecchi i ragazzi che ruggirono nei Ds, trascinati dalla gioventù, e ora miagolano nel Pd. Vecchi perché apparentemente uguali. Vecchi perchè imbalsamati. AR fa l’uomo d’ordine, il buttafori dibattimentale. Gli hanno dato una tessera di riconoscimento. Il ruolo non è cambiato. FT ha la giacca di quindici anni fa, i capelli di Peter Pan e il sorriso di Capitano Uncino. E gli altri? In quale storia si sono smarriti gli altri? O forse si saranno salvati? Vi siete salvati, compagni di scuola?
Puoi essere un bimbo sperduto e felice solo con la guancia poggiata sulla terra magica dell’Isola che non c’è, ad ascoltarne il fremito nascosto. Se ti allontani, perdi le ali. Qui è accaduto l’effetto contrario. L’Isola che non c’è si è allontanata dai bimbi sperduti, è stata lei. Dannata. Gli ha lasciato le ali per beffa  e crudeltà. Gli ha tolto il volo. I vecchi ragazzi del partito somigliano alle puttane dell’adiacente via Licoln. E non è un insulto alla loro buonafede, all’ integrità che rimane adamantina, come la dedizione a una causa. Semplicemente: stanno lì, per colpa della rotta sminuzzata in anni roboanti e confusi. Altrove, non saprebbero dove andare. Vigilano lì, anche se l’Isola delle stagioni verdi è una Thaiti irraggiungibile.

A Villa Giulia, si celebra la rinnovata festa democratica, sul fruscio della trapassata festa dell’Unità. E’ il ritrovo condominiale dei masochisti che amano perdere le elezioni. E’ sempre andata così. Andrà ancora così? Pino Lo Bello, pidino e già diessino onesto, tira la carretta col suo impegno, con stridore di denti: “Credo in Peppino Lupo, sta operando bene”. Bisogna vedere se il malato ha voglia di guarire. Lui, Peppino L., figlio della circostanza che l’ha condotto sulla tolda del partito più incasinato del mondo, isole comprese, passeggia nervoso all’ingresso. Come uno sposo sul sagrato. Aspetta Raffaele Lombardo. Il piatto è ricco. Prevede un incontro della strana coppia, con un centinaio di guardoni accorsi per curiosità morbosa del primo bacio in pubblico.

C’è pure l’altra città che aspetta. Ci sono i precari della scuola e i lavoratori non stabilizzati. Lombardo sbarca con l’auto blu. Gli occhi del presidente visti da un metro disorientano. Non capisci mai dove guardino. Che sia la metafora oculare di una vocazione politica mobile? Un ragazzino rosso di pelo tenta di avvicinare con foga il governatore. Lo strattonano. Lui protesta: “Voglio parlare con Raffaele”. Prende corpo una sorta di corteo nuziale. Lupo e Lombardo aprono. Seguono plotoni di telecamere. Infine, il popolo curiosone. Pare l’entrata di Cristo a Gerusalemme. Evidentemente,  Raffaele e Peppino pensano entrambi di interpretare la parte sovrana. Qualcuno sarà per forza il somarello dell’altro.

Villa Giulia è maestosa nella sua sera spettrale che mette paura. I giochi dei bambini che furono si mischiano alle ombre dei vasi dalla foggia strana. Contesto ideale per un horror. Invece questa è una pellicola d’amore. O forse è proprio un horror. Raffaele e Peppino ormai sono una macchina collaudata da un breve e intenso fidanzamento. Si siedono nella conca bianca dei teloni che proteggono ogni discussione. Qui – spiace sottolinearlo – si materializza l’eclissi di Lupo. Brilla lo stellone di Lombardo che addenta la scena con vocaboli e morsi da autentico teatrante etneo.  E non la molla più. L’onesto Peppino retrocede al rango di spalla. E’ l’assistente del prestigiatore.  Una volta azzarda: “Il presidente deve rompere…”. Ci vorrebbe il coro: “Con Berlusconi!”.

Raffaele Lombardo è un’aurora boreale. Stregoneggia senza rivali. Non riesce a stare zitto e perciò si becca il dolce rimbrotto di Nadia La Malfa, stupenda moderatrice.  E’ sapido, comico, tragico. E’ Angelo Musco. E’ cummari Turidda, cumpari Turiddu e sua madre. Quando declama con pause studiate: “Per vincere le elezioni insieme”, la platea abituata alle eroiche sconfitte trattiene il fiato e sbotta in un polifonico “Gulp”. Si porta le mani alle orecchie, risvegliata dal sonno della Bella Addormentata.  Cheeee?! La vittoria? Scusi, non sarebbe meno pericoloso il pareggio? No, la vittoria. Raffaele ride con gli occhi che non guardano. Il matrimonio s’ha da fare. Quelli che sapevano appena perdere, improvvisamente vogliono vincere. Si spellano le mani sotto il tendone bianco. Adesso sono il suo popolo. Il popolo del presidente.


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