"Ha ammesso le dichiarazioni a rate" - Live Sicilia

“Ha ammesso le dichiarazioni a rate”

Il documento del Viminale su Spatuzza
di
3 min di lettura

Alfredo Mantovano, presidente della commissione pentiti

Gaspare Spatuzza ha ammesso di fare ‘dichiarazioni a rate’. Lo rileva la Commissione del Viminale sui pentiti nelle dieci pagine di motivazioni con cui ha rifiutato di ammettere il boss al programma di protezione. E’ stato Spatuzza, scrive la Commissione nel documento di cui l’Ansa è in possesso “ad ammettere di avere deliberatamente mantenuto il silenzio su alcune circostanze, per timore delle conseguenze e in attesa di fare ingresso nel programma di protezione”. “Non ho riferito subito di queste cose riguardanti Berlusconi – egli ha detto il 6 ottobre 2009 alla D.D.A. di Palermo – perché intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti e poi riferirne, sia per ovvie ragioni inerenti la mia sicurezza, sia per non essere sospettato di speculazioni su questo nome nella fase iniziale, già molto delicata, della mia collaborazione”.

Spatuzza, nell’interrogatorio del 6 ottobre 2009, in riferimento alle sue dichiarazioni su Berlusconi e Dell’Utri, dice anche: “mi mettono al sicuro e poi ne parliamo anche perché ero convinto che se avrei tirato in ballo questi due soggetti, qualcuno potrebbe venire a dirmi a me che io stavo utilizzando, stavo sfruttando personalità per ottenere il programma di protezione. Ci dissi: no me lo devono dare immediatamente e poi possiamo parlare”.

Se è vero che le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza hanno fornito una ricostruzione alternativa della strage di via d’Amelio è altrettanto vero che i giudici di Palermo e Caltanissetta hanno avanzato riserve sulle informazioni da lui fornite, sottolinea ancora la Commissione del Viminale. “Secondo quanto informano le Procure di Firenze, di Caltanissetta e di Palermo, la parte di dichiarazioni di Spatuzza rese prima dei 180 giorni – è detto nel documento – è in grado di permettere una ricostruzione alternativa della strage di via D’Amelio, in insanabile contraddizione rispetto a esiti giudiziari da tempo coperti dal giudicato, e costituisce fonte di approfondimento e di ulteriore indagine”. ” però altrettanto vero, come sottolinea il Procuratore della Repubblica di Palermo (che pure ha concesso l’intesa ai fini della ammissione) nel parere del 17 febbraio 2010 – proseguono le motivazioni – che permangono ‘riserve in ordine all’effettiva e piena ‘apertura’ dello Spatuzza, che non sembra aver fornito, sul piano della novità della collaborazione, le ampie e approfondite informazioni che era legittimo attendersi in considerazione dello spessore mafioso del dichiarante”. “Tali perplessità erano state avanzate, in sede di valutazione ai fini del piano provvisorio, dal Procuratore della Repubblica di Caltanissetta – è detto ancora nel documento – allorché parlava di asserzioni ‘non del tutto convincenti’, di ‘fondati dubbi di attendibilità’, di genericità e incoerenze; e non paiono del tutto superate da un più deciso avviso favorevole poi espresso in relazione al programma definitivo”.

“Gli stessi pm hanno contestato a Spatuzza la tardività di alcune dichiarazioni e hanno sottolineato la necessità di aggiungere qualcosa e di rettificarne qualche altra rispetto a quanto asserito in precedenza”, rileva la Commissione. “L’interrogatorio reso alla Dda di Palermo il 6 ottobre 2009 si era aperto, come risulta dalla trascrizione acquisita, da una precisazione del pm interrogante: ‘il senso delle nostre domande è quello di cercare di mettere meglio a fuoco i suoi ricordi e di approfondire questi temi che aveva soltanto accennato in modo diciamo un po’ più genericò”; seguiva il richiamo, sempre da parte del pm, al termine dei sei mesi fissato dalla legge per le dichiarazioni dei pentiti. “In un passaggio ulteriore, a fronte delle risposte di Spatuzza, il medesimo pm chiedeva: ‘non è che scopriamo fra qualche mese che c’era qualche altra cosa?’ “. ‘Altra’ è termine che, secondo la Commissione “richiama non un approfondimento o una specificazione, bensì qualcosa di diverso e di aggiuntivo. Identico quesito veniva ribadito dal pm più avanti, verso la conclusione dell’interrogatorio: ‘Inevitabilmente la domanda che le dobbiamo fare è: perché queste cose ce le ha riferite soltanto con tanto ritardo?'”. “In tal modo – conclude la Commissione – sono proprio i pm procedenti che certificano inconfutabilmente che Spatuzza ha parlato di questioni importanti oltre il limite temporale previsto dalla legge”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI