"Non peggiora, ma resta | in gravissime condizioni" - Live Sicilia

“Non peggiora, ma resta | in gravissime condizioni”

Il bollettino medico L'avvocato Enzo Fragalà non peggiora, secondo il bollettino medico appena diramato. Ma resta in coma profondo e gravissimo. Recita il bollettino medico: "Le condizioni neurologiche permangono gravi, seppure in assenza di variazioni peggiorative". Il primario della seconda rianimazione, Romano Tetamo, si è poi fermato a parlare con i giornalisti: "Speranze per l'avvocato? Viste le condizioni, il fatto che stiamo qui a parlarne è già positivo".
Ieri sera l'agguato a Fragalà
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Il bollettino medico
L’avvocato Enzo Fragalà non peggiora, secondo il bollettino medico appena diramato. Ma resta in coma profondo e gravissimo. Recita il bollettino medico: “Le condizioni neurologiche permangono gravi, seppure in assenza di variazioni peggiorative”. Il primario della seconda rianimazione, Romano Tetamo, si è poi fermato a parlare con i giornalisti: “Speranze per l’avvocato? Viste le condizioni, il fatto che stiamo qui a parlarne è già positivo”.

Messineo: “Si indaga sul lavoro”
Sono diverse le piste seguite dagli investigatori che stanno cercando di fare luce sulla brutale aggressione subita, ieri sera, dall’avvocato Enzo Fragalà, massacrato a bastonate davanti al suo studio di Palermo. Ma tra i moventi più probabili, secondo il procuratore Francesco Messineo di Palermo, c’é quello legato “all’attività professionale della vittima”. “Non abbiamo ancora, purtroppo – ha aggiunto – alcuna certezza su quanto è accaduto, ma pare indubbio che l’aggressione sia legata al lavoro svolto dall’avvocato”. Messineo ha partecipato alla affollata assemblea organizzata dal consiglio dell’ordine proprio a seguito dell’episodio.
Gli inquirenti, quindi, stanno esaminando gli ultimi capitoli del’attività professionale dell’avvocato Fragalà. Il legale è anche consigliere comunale ma la sua azione politica negli ultimi tempi non era molto attiva e i colleghi del consiglio non ricordano che Fragalà abbia mostrato interesse per qualcosa in particolare. Fragalà continuava invece a esercitare la sua professione di avvocato con passione. Era stato legale di parte civile nel processo per l’omicidio di Pietro D’ Amore, ucciso nel 2007 nell’ambito della faida di Lercara Friddi (Pa) e aveva ottenuto una provvisionale di 200 mila euro per la moglie e i figli della vittima dopo la condanna degli imputati. Fragalà ha seguito anche il caso del sindaco di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia, che era stato condannato nei due gradi di giudizio per aver ferito un rapinatore e che poi era stato assolto in Cassazione. Il legale non ha un ambito specifico di azione: difendeva imputati di corruzione, di omicidio, di mafia, ma anche medici che proponevano cause per mobbing o industriali che querelavano giornali per diffamazione. La vittima è anche legale della società Villa Heloise, dei costruttori Rappa, che ha un contenzioso col comune di Palermo per ottenere il pagamento della pigione degli ultimi 11 anni e della manutenzione per un edificio in via Brigata Aosta requisito dalla giunta municipale per far fronte all’emergenza dei senza casa. Contemporaneamente il Comune ha chiesto agli inquilini circa 25 mila euro, per abitazione, di arretrati. Una vicenda contorta che riguarda 75 famiglie. Circa 8 anni fa il nome di Fragalà, che era capogruppo di An in commissione Giustizia alla Camera, venne scritto in un’informativa del Sisde perché il deputato-avvocato con altri politici poteva essere nel mirino di Cosa nostra perché non avrebbe favorito una legislazione favorevole ai boss. Lui replicò dicendo di “essere un garantista contrario al regime 41 bis dell’ordinamento penitenizario”. Fragalà rifiutò la scorta.

Una spedizione punitiva: volevano ucciderlo
Si è trattato, comunque, di una spedizione punitiva in piena regola per uccidere: è questa l’unica certezza degli investigatori sull’aggressione. I carabinieri hanno interrogato i tre testimoni oculari dell’agguato, i quali hanno raccontato che l’aggressore indossava un casco integrale e un giubbotto di colore nero. Secondo gli investigatori il sicario sarebbe fuggito a bordo di una moto guidata da un complice, che lo attendeva a poca distanza. Insomma un raid studiato nei dettagli, non certo un tentativo di rapina o un’aggressione d’impeto. I carabinieri stanno anche visionando i filmati delle telecamere a circuito chiuso che controllano la zona, proprio di fronte al Palazzo di Giustizia, alla ricerca di ulteriori elementi utili alle indagini. Gli inquirenti, coordinati dal Pm Nino Di Matteo, non escludono al momento alcuna pista, né quella legata all’attività professionale della vittima né quella politica. Il penalista si era occupato in passato di numerosi processi di rilievo, anche di mafia. Ma la dinamica dell’agguato non sembra ricalcare quella degli agguati di stampo mafioso. La vicenda presenta qualche analogia con un solo precedente, che risale all’ottobre del 2008: in quell’occasione un commando formato da cinque persone uccise a bastonate in pieno giorno, in una strada affollata di Palermo, un piccolo spacciatore, Giovanni Bucaro, colpevole di avere maltrattato la sua compagna, figlia dello storico boss Gaetano Fidanzati. Il capomafia, presente al pestaggio organizzato per vendicare l’affronto subito, fu arrestato un anno dopo a Milano. Il processo nei confronti di Fidanzati e dei cinque assassini che parteciparono al raid punitivo è in corso. Gli investigatori, che hanno interrogato a lungo i colleghi di studio del penalista alla ricerca di eventuali contrasti legati alle cause giudiziarie di cui si era occupato, stanno passando a setaccio anche l’attività politica svolta dall’ex parlamentare, che negli ultimi mesi avrebbe tuttavia allentato il suo impegno in consiglio comunale.

Il bollettino dei medici
“L’avvocato Fragalà resta in gravissimo pericolo di vita. La Tac che abbiamo eseguito in mattinata ha confermato il buon esito dell’intervento di svuotamento dell’ematoma cerebrale, ma rimangono le lesioni alle zone profonde dell’encefalo”. E’ il primo bollettino medico sulle condizioni di salute dell’avvocato Enzo Fragalà, massacrato ieri sera a bastonate, diramato da Romano Tetamo, il primario della seconda Rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo, reparto in cui il legale è stato ricoverato dopo avere subito un intervento chirurgico. “In questa fase – ha spiegato – il nostro compito è supportare gli organi vitali dando tempo alle lesioni di guarire”.

Ieri l’aggressione
Chi ha colpito ieri sera l’avvocato Enzo Fragalà? Chi ha infierito sul suo corpo riverso a terra con inaudita ferocia e perché? Sono le domande a cui i carabinieri stanno tentando di dare una risposta.
L’ex parlamentare di An e attuale consigliere comunale, è stato  massacrato a bastonate da uno sconosciuto davanti al portone del suo studio legale in Piazza Vittorio Emanuele Orlando, proprio di fronte al Palazzo di Giustizia. Gli investigatori, coordinati dal Pm Nino Di Matteo, hanno ascoltato i due testimoni oculari dell’aggressione, che hanno ricostruito nei dettagli l’aggressione messa in atto da un uomo con il volto coperto da un casco integrale. I carabinieri hanno interrogato a lungo anche i colleghi di studio del penalista, che lo hanno subito soccorso. A questi ultimi, in particolare, sono state chieste informazioni su eventuali contrasti legati all’attività professionale della vittima. Le condizioni di Fragalà, ricoverato in coma nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Civico, restano gravissime. Il ferito, che ha un grave trauma cranico e non ha mai ripreso conoscenza, è stato sottoposto in nottata ad un intervento chirurgico per tamponare una vasta emorragia cerebrale. Il quadro clinico è  ”disperato”.

Ascoltati tre testimoni. C’è l’identikit dell’aggressore
Sono tre i testimoni ascoltati nella notte dai carabinieri che indagano sull’aggressione nei confronti dell’avvocato penalista Enzo Fragalà, colpito a bastonate ieri sera davanti al suo studio legale, nei pressi del Palazzo di Giustizia, e ora in coma all’ospedale Civico di Palermo, dove i medici lo hanno operato per ridurre l’edema cerebrale. Nel corso degli interrogatori sono emersi alcuni indizi sull’aggressore che, secondo quanto riferito dai testimoni, indossava un giubotto e un casco integrale da motociclista, entrambi di colore nero. Dopo avere colpito l’avvocato e aver infierito sulla vittima, l’aggressore è fuggito a piedi. I carabinieri indagano a 360 gradi e non escludono alcuna pista investigativa.
E’ quasi pronto, quindi, l’identikit dell’aggressore – secondo quanto riferisce l’agenzia ADNKRONOS – che sarebbe un uomo di statura molto alta, almeno tra 1.85 m e 1.90 m. Secondo la descrizione fornita dai due testimoni che sono stati ascoltati dai carabinieri del reparto operativo per tutta la notte, l’uomo sarebbe “molto muscoloso, con le spalle larghe”.


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