L'anatema di Miccichè: |giornalisti bugiardi - Live Sicilia

L’anatema di Miccichè: |giornalisti bugiardi

Gianfranco Miccichè, dal suo blog, spara a zero contro Repubblica. Il quotidiano di Ezio Mauro ieri aveva ricostruito alcuni passaggi dell'inchiesta sulla Protezione civile, sostenendo che nell'indagine comparivano i nomi di Gianfranco Miccichè e di Marcello dell'Utri a proposito di alcune sollecitazioni arrivate al ministero tramite l'imprenditore Mario Fecarotta, molto noto in città e coinvolto anni fa in un'inchiesta giudiziaria culminata con una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Ecco cosa scrive il sottosegretario nel suo blog.
Dal suo blog contro La Repubblica
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2 min di lettura

Gianfranco Micciché

Ciò che è apparso oggi sul quotidiano la Repubblica è FALSO! Non pretestuoso, inesatto, ingigantito, amplificato. Falso! Non so di cosa parlano, non ne ho la più pallida idea, eppure questo sfrontato giornalista, che non prova neanche un pizzico di vergogna e si firma,  scrive un articolo, concentrato di vergognose fesserie, senza il minimo rispetto per coloro che lo leggeranno e in spregio al loro diritto all’informazione, che è diritto alla verità, per questo sacro ed inviolabile.

La gente che ogni mattina compra la Repubblica lo sappia. Sappia che lì ci sono scritte un sacco di bugie, che lì non si cerca di informare, ma solo formare coscienze e idee, fuorviarle, condizionarle, portarle dalla loro parte. Si, dalla loro parte! Perché quello è un quotidiano spudoratamente di parte, che ogni giorno sacrifica sull’altare di uno squallido agone politico la nobile verità. I lettori di Repubblica sappiano che la verità non abita lì, non è il dogma di quei giornalisti, non è il loro credo. E la gente che questa mattina ha letto quell’infamante articolo (che mi dipingerebbe come uno colluso con ambienti e personaggi mafiosi) sappia che è tutto falso, che io non conosco nessuno di questi personaggi, non so nemmeno chi siano; fatta eccezione per il Fecarotta (imparentato coi Barbera: una famiglia alla quale ho sempre voluto bene), che comunque non vedo da non so quanto tempo e al quale non ho mai fatto un solo favore. Mai!

Bugie, falsità, infamità: tutto questo è quell’articolo! Questo è la Repubblica. Un dispensatore di menzogne, vendute alla collettività. Un nemico della democrazia, perché in un sistema democratico sano (come evidentemente non è il nostro) la collettività ha il diritto non di sapere, ma di sapere la verità e sulla base di essa formare la propria coscienza e la propria cultura ideologica LIBERAMENTE.

Plutarco diceva: “i delatori e i calunniatori sono scansati e condannati da tutti, come se versassero del veleno, non in un bicchiere, ma in una fontana pubblica, la cui acqua scorre per tutta la città e di cui essi ben sanno che si serve l’intera popolazione”. Questo è quell’articolo, questo è la Repubblica!

Ed è questo ciò che più mi fa male: non tanto il fango che è stato gettato su di me (ci penserà un tribunale a togliermelo di dosso), quanto la disinformazione capziosa, indegna e vergognosamente falsa, che certa stampa di trincea, illiberale e filocomunista, fa in questo Paese.

Proprio ieri è stato consegnato all’ordine dei giornalisti una villa confiscata alla mafia, covo dell’ultimo periodo di latitanza di Totò Riina: non me ne vogliano i giornalisti seri e onesti, ma credo che sede più appropriata non potesse essere scelta per una categoria che viene costantemente mortificata da certi suoi appartenenti, taluni bugiardi, taluni omertosi  (comunque, non fa differenza), che ne infangano scopi e principi… e infangano me!

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