"Le Figaro" e quello strano modo| di amministrare la Sicilia - Live Sicilia

“Le Figaro” e quello strano modo| di amministrare la Sicilia

Le Figaro, uno dei maggiori quotidiani francesi, ci osserva. L'occhio critico del giornale transalpino ha analizzato, infatti, la gestione amministrativa della Regione Siciliana, e stamattina ha pubblicato i risultati nientemeno che in prima pagina sotto il titolo, per nulla enigmatico, "Quel bonheur d’être fonctionnaire en Sicile!" ("Che bello essere funzionario in Sicilia").
La prima pagina del quotidiano francese
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Le Figaro, uno dei maggiori quotidiani francesi, ci osserva. L’occhio critico del giornale transalpino ha analizzato, infatti, la gestione amministrativa della Regione Siciliana, e stamattina ha pubblicato i risultati nientemeno che in prima pagina sotto il titolo, per nulla enigmatico, “Quel bonheur d’être fonctionnaire en Sicile!” (“Che bello essere funzionario in Sicilia”).

Nel suo articolo Richard Heuzè, inviato francese a Roma, è diretto e non usa mezzi termini per descrivere le strane dinamiche che sempre più spesso hanno come scenario i saloni del potere in Sicilia: “Stipendi record, boom del personale effettivo, valzer di dirigenti a spese dei contribuenti: la Regione siciliana ha uno strano modo di interpretare la crisi nella gestione dei propri funzionari”.getimage-1

Osservando i dati forniti dalla Corte dei Conti, e riferiti al periodo compreso tra il 2004 e il 2008, Le Figarò si interroga sul perchè gli stipendi dei funzionari siano “aumentati del 38% mentre il governo – scrive – aveva imposto la crescita zero nelle remunerazioni nel settore pubblico. Questi stipendi raggiungono in media 42,756 euro all’anno, cioè più del 40% di quello che guadagna un dipendente di ministero”.

Quindi l’analisi di Richard Heuzè entra più nel dettaglio, illustrando l’operato di Raffaele Lombardo negli ultimi dodici mesi. “Nel corso del 2009 – si legge – l’attuale governatore ha proceduto a due ondate successive di assunzioni di una ventina di dirigenti, pagati ognuno 150.000 euro l’anno, senza contare la macchina di servizio con autista”.

Ma da questo attacco inaspettato, e insolito per la voce che lo solleva, non si salva neanche l’ex numero uno di Palazzo d’Orleans: “A Salvatore Cuffaro, oggi accusato di connivenza con la mafia – continua l’articolo – va soprattutto la censura dei magistrati. Gli ci sono voluti otto anni per far applicare la riforma che adegua le pensioni ai versamenti e non agli stipendi”.

Infine l’articolo si chiude con un’osservazione che ha tutto il sapore dello sberleffo: “Per sua fortuna – conclude – la Sicilia, regione a statuto autonomo, non deve rendere conto a Roma”.


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