Le bretelle gialle di Mirello - Live Sicilia

Le bretelle gialle di Mirello

VIAGGIO NEL PD A CONGRESSO
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Pino Lo Bello, onesto pidino e onesto diessino di un tempo, ci aveva sperato nella favola bella dell’armonia ritrovata.

Si era perfino affidato a Santa Rossella O’ Hara: “Vedrai che domani è un altro giorno – ecco la confessione al cronista -. Si marcia finalmente uniti, dopo tante divisioni”.

Eppure, i segnali non è che fossero incoraggianti, visto che, alle prime luci dell’alba, i compagni Antonello Cracolici e Tonino Russo si erano già mandati a quel paese, tramite agenzia.

E poi il sintomo immutabile dell’immutabilità: Il vecchio (chiacchierato, malsopportato, accusato di clientelismo, disprezzato, amatissimo, insostituibile) Mirello Crisafulli da Enna. Colui che disse: “A casa mia vinco pure col sorteggio”.

Inamovibili i segni del suo esserci concessi alla vanità: un sigarone da succhiare con goduria, un paio di vezzose bretelle gialle, tondeggianti su un’epa da big. Mirello-Vladimiro. Un re pidino, sfinge enigmatica della sempiterna eguaglianza di uomini e circostanze tra coloro che parlano di rinnovamento,  omaggiato da tutti.

Da Cocilovo abbronzato che lo abbraccia. Da Genovese che gli bisbiglia qualcosa all’orecchio e sembra un prete che si confessi col vescovo. E in fondo questo PD è una chiesa che non ha preso contezza dello scisma lumiano, mentre la mattina declina. Mirello forse sa, però non dice. Uomo di epa. Anzi, di panza, in senso buono.

Domanda: se le bretelle, simbolicamente, sono le stesse, potrà mai il mega partitone degli intrighi essere diverso, seppure unificato e raddoppiato? D’accordo, nel frattempo i Ds – maestri di trame interne occulte, bravissimi nel dividere e nel dividersi su tutto – non saranno magari più quelli che si pugnalavano alle spalle nel palazzaccio di corso Calatafimi. E Mirello è qui soprattutto per guardare, non per mestare.

I compagni si sono uniti in sposalizio con la Margherita, che di suo non è mai stata aliena a sotterfugi e giochini congressuali.  Hanno deposto, a chiacchiere,  la pratica dell’avvelenamento del commensale vicino, cara ai Borgia. Intrigo elida intrigo, per dimenticare, per cambiare in meglio.  Altro Ds e Margheritini diventarono col matrimonio, giurandosi purezza e fedeltà.Al bando le vecchie ombre cardinalizie.

Ogni oratore comincia la sua giaculatoria curiale con un “amici e compagni”. Tanto per non scontentare nessuno. Tuttavia si respira la stessa aria di congiura, di tavoli che saltano all’ultimo minuto, familiare in queste regioni. Sinistra. Centro-sinistra. Sinistramente centro. Il finale è scontato. La maionese rischia di impazzire.
Istantanee della maionese. Cocilovo e D’Antoni che sorridono insieme, come Bobby Solo e Little Tony, in un Sanremo di qualche anno fa. Mattarella che inizia e conclude il suo intervento, malgrado le urla dei lumiani, con un aplomb da Hyde Park. Giuseppe Lupo che cammina tutto solo all’inizio dei giochi.  E il solito delegato buontempone subito: “Lupo solitario”. E quelli che hanno perso le elezioni degli ultimi anni, giocando per la Sinistra. Sono tutti qui. Sembrano perfino più giovani di dieci anni fa. Il potere non logora chi non ce l’ha.
Sulla pubblica piazza, reciproche pacche sulle spalle con simpatici attestati di stima. Dichiarazioni di incrollabile fiducia nelle sorti progressive dei progressisti. Poi, il cronista avverte: parliamo a taccuino spento. E lì fioriscono atroci leggende. Si accusano gli altri di inciucismo, di scarsa sensibilità, di antropofagia… I pugnali di una volta splendono tuttora sotto i sorrisi di occasione.

Una delegata ex Ds ci azzecca: “Vedrete che Lumia ci servirà una polpetta avvelenata“. Il resto è un azzardo: “Hanno già fatto l’accordo. Nascerà il PD Sicilia, per sostenere Lombardo”. Di fatto, almeno una cosa accade. Lumia si chiama fuori dai lavori, vocando a sè la platea di giornalisti e tv, e riunisce il suo stato maggiore. L’assemblea è una bolgia. Gli epiteti (“buffoni, venduti”) volano come ai bei tempi del Palazzaccio di Corso Calatafimi e di certe riunioni conventuali centriste.

Pino Lo Bello, laggiù, si mette la testa tra le mani. Ridono le bretelle gialle immutabili, sull’immutabile panza di Mirello. Ridono.


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